L’insonnia è il tempo dell’attesa, è un tempo che non scorre. Come si cura?

Con le parole di Lévinas: «L’impossibilità di lacerare l’invadente, inevitabile e anonimo brusio dell’esistenza si manifesta, in modo particolare, in quei momenti in cui il sonno si sottrae al nostro appello. Si veglia quando non c’è più nulla da vegliare e malgrado non ci sia alcuna ragione per farlo. Il nudo fatto della presenza opprime: si è tenuti a essere, tenuti all’essere».

Nel libro “Classic case studies in Psychology” di Geoff Rolls, in cui sono raccolti alcuni casi aneddotici famosi nella letteratura scientifica, troviamo due storie interessanti, quella di Peter Tripp e Randy Gardner, famosi come “gli uomini che non potevano dormire”. 

Entrambi decisero di battere il record mondiale del tempo più lungo trascorso senza dormire ed entrambi raggiunsero il loro scopo, ma con esiti diversi. Queste due bizzarre imprese aiutarono gli psicologi a scoprire alcuni dei misteri del sonno e a studiare gli effetti di una deprivazione.

Nel 1959 Peter Tripp, un popolare disc-jockey trentaduenne americano, restò sveglio per 201 ore consecutive mandando avanti il suo programma radiofonico. Dopo tre giorni di deprivazione di sonno Tripp iniziò a diventare aggressivo verso i colleghi, l’eloquio divenne indistinto e non riuscì a eseguire compiti cognitivi semplici. Dopo 120 ore di deprivazione sviluppò una psicosi paranoide acuta esperendo allucinazioni visive e acustiche che lo portarono ad accusare i medici che lo seguivano di cospirazione nei suoi confronti, interrompendo così il monitoraggio della sua impresa. Gli studiosi supposero che l’ampio utilizzo di stimolanti e il peso dello sguardo delle persone che lo seguivano aggravarono i sintomi di Tripp. 

Sei anni dopo, Randy Gardner, un giovane studente di San Diego, decise di battere il record mondiale di deprivazione da sonno rimanendo sveglio per 264 ore senza l’aiuto di stimolanti. Gardner non sperimentò sintomi psicotici, ma alcuni effetti collaterali a livello neurologico come disturbi delle abilità analitiche, della percezione, della memoria, della motivazione e del controllo motorio. 

Sia Tripp che Gardner non ebbero effetti collaterali a lungo tempo, entrambi esperirono, terminata l’impresa, il fenomeno del REM rebound passando la maggior parte delle ore di sonno nella fase REM, suggerendone l’importanza nel sonno.

Ad oggi sappiamo che il sonno è composto da un numero distinto di stadi: un singolo ciclo di sonno dura circa novanta minuti ed è caratterizzato dall’alternanza di sonno non REM e sonno REM. I primi tre cicli contengono elevate quantità di sonno profondo a onde lente, i due cicli finali preparano il cervello al risveglio mattutino. La fase tra il terzo e quarto ciclo è delicata e rappresenta il momento del risveglio per molte persone che soffrono di insonnia.

Cosa intendiamo quando parliamo di insonnia? Come si cura?

Il termine insonnia si riferisce a un disturbo del sonno molto comune che indica l’incapacità di prendere sonno quando se ne sente il bisogno. Si tratta di un disturbo eterogeneo in cui è predominante l’insoddisfazione riguardo la quantità o la qualità del sonno e sono presenti reiterate difficoltà che possono riguardare la fase dell’addormentamento (difficoltà a iniziare il sonno, come per esempio una latenza di sonno soggettiva maggiore di 20-30 minuti), la fase del risveglio (per esempio: anticipato al mattino di almeno 30 minuti rispetto all’orario prestabilito con incapacità di riaddormentarsi) e/o il mantenimento del sonno (per esempio, numerosi risvegli notturni con una durata maggiore di 20-30 minuti o difficoltà a riaddormentarsi dopo essersi svegliati). 

Chi soffre di insonnia ha spesso anche sintomi diurni come malumore, irritabilità, sonnolenza, stanchezza, cefalea, difficoltà cognitive e preoccupazioni relative al sonno.

È importante evidenziare che la durata del sonno varia da persona a persona, per esempio i cosiddetti “brevi dormitori” dormono poco, non hanno difficoltà nell’addormentasi o nel mantenere il sonno e non sperimentano durante la giornata i caratteristici sintomi del disturbo.

Anche la durata dell’insonnia è variabile: può durare da pochi giorni a poche settimane ed essere associata a eventi di vita stressanti e a repentini cambiamenti, oppure può persistere a lungo. Quasi una persona su tre ne soffre saltuariamente e una persona su dieci ne soffre in forma cronica. Colpisce soprattutto le donne, gli anziani, e sembra essere in aumento anche tra i giovani.  

Perché lo psicologo?

Alla base dell’insonnia possono esserci sia cause psicologiche, soprattutto ansia e depressione, che fisiche, come disturbi organici di tipo endocrino, dolore cronico, malattie oncologiche. Le persone più sensibili all’ansia, più inclini alla preoccupazione e a reprimere le emozioni possono essere più vulnerabili a questo tipo di problematica.

Inoltre l’insonnia può rappresentare l’espressione prodromica di un disturbo mentale: è quindi di primaria importanza una approfondita e corretta diagnosi da parte di uno specialista per comprendere quale sia il motivo scatenante. 

Molte persone affrontano i propri problemi di insonnia mettendo in atto comportamenti volti a compensare il problema nel breve termine, ma che nel lungo termine non fanno altro che mantenerlo: per esempio, ricorrendo a farmaci ipnoinducenti che, se utilizzati come unica cura, sono controindicati perché non risolvono il problema, creano effetti di  tolleranza e dipendenza, e comportano effetti residui il giorno successivo.

Inoltre, una scarsa igiene del sonno, come per esempio comportamenti disfunzionali che ostacolano l’addormentamento, orari irregolari, un eccessivo uso di caffeina, teina, nicotina, alcol e un’alimentazione serale ipercalorica e ad alto contenuto di proteine, può modificare negativamente il decorso del disturbo. 

Lo psicologo specializzato in disturbi del sonno può aiutare la persona a comprendere meglio le cause della propria insonnia e a sviluppare una personale capacità di gestire il proprio sonno, con il fine di ristabilire la fiducia nella propria capacità di dormire.

Fonte:

Geoff Rolls, Classic case studies in Psychology, Hodder and Stoughton Limited, London, 2005 (trad. it. Casi Classici della psicologia. Springer, Milano, 2011).

Alessandra Devoto, Cristiano Violani, Curare l’insonnia senza farmaci. Metodi di valutazione e intervento cognitivo-comportamentale. Carocci, Roma, 2009.